Sunday, December 3, 2017

Vini della Toscana il Chianti

La fama dei vini toscani come il Chianti è universale. Questo vino cominciò a muovere i primi passi in epoca lontana e dell’esordio si conosce poco o nulla; di certo sappiamo che nel secolo decimosettimo era già noto all’estero sia con il proprio nome, sia con quello più generico di rosso di Firenze.

vini toscani Barone Bettino RicasoliIl Barone Bettino Ricasoli, uomo politico e grande viticoltore, impostò su basi razionali la produzione del Chianti e disciplinò pure le proporzioni delle uve chiamate a comporlo; ne venne fuori un rosso giusto d’alcool e di corpo, adatto anche ai palati più esigenti, capace di invecchiare senza perdere nessuna delle sue peculiari caratteristiche.

Il Chianti autentico nasce dalla commistione di sangioveto, canaiolo nera, trebbiano e/ o malvasia, mescolate nelle proporzioni del settanta, venti e dieci per cento. Giunto a maturazione, assume un color rubino brillante marezzato d’arancio, una consistenza alcoolica di dodici-tredici gradi, un profumo di ireos, un gusto asciutto.

L’invecchiamento lo innalza nella scala dei valori e gli conferisce una stoffa principesca. Di fronte a una tale bevanda, i pellegrini dell’arte che giungevano a Firenze da ogni parte del mondo rimanevano incantati e, tornando ai· loro Paesi, ne dicevano meraviglie. Ciò diede al Chianti fama internazionale e molti in Toscana cominciarono a battezzare i loro vini o vinelli con il prestigioso nome. Quando l’abuso diventò sfacciato, i produttori dell’autentico crearono ( 1924) un consorzio e adottarono un marchio distintivo costituito da un gallo nero in campo giallo.

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L’originaria zona del Chianti comprende pochi territori a cavallo delle province di Siena e Firenze: i comuni di Castellina, Gaiole, Radda, Greve e parte di Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi, San Casciano in Val di Pesa, Tavernelle Val di Pesa, Barberino Val d’Elsa. Alla nascita del consorzio del gallo, che veniva a tutelare il vino delle suddette località, i confinanti si adoperarono per avere anche loro il diritto di creare consorzi.

Un’apposita commissione ministeriale studiò il problema e lo risolse mediante un compromesso: mise il Chianti autentico su uno scalino più alto fregiandolo dell’appellativo di classico e ne autorizzò sei nuovi: dei colli aretini, fiorentini, pisani, senesi, del Montalbano e del Rufina. Purtroppo con questo provvedimento i celebri Artimino, Carmignano e Nipozzano si sono visti degradati a Chianti comuni.

Oltre ai sette Chianti, la Toscana esprime una gamma di bianchi e di rossi degni della più alta considerazione. L’Aretino produce i Vergini della Val di Chiana, bianchi da uva digraspata e fermentata senza vinacce, sottili, verdolini, secchi, aciduli, profumati; con lo stesso sistema si fanno il Bianco di Cortona, amabile e aromatico, il Montecarlo bianco, secco e sottile, il Val d’ Arbia, grato e giulivo.

Il Pitigliano vino bianco rivela affinità di caratteri con l’Orvieto secco, mentre l’Ansonica di Monte Argentario ricorda l’Albana di Romagna. Il Procanico dell’isola d’Elba possiede un gusto caldo, la Vernaccia secca di San Gimignano è resa preziosa da un gradevole fondo amaro. Anche l’Ugolino e il Val di Nièvole, per la loro freschezza e sapidità, meritano di entrare nel novero delle bevande da pesce.

Buoni vini rossi sono quelli di Scansano, di San Miniato e del territorio di Orbetello. Il Maolino di Lucca sprigiona effluvi di Aleatico. Il Montecarlo rosso, il Sangioveto dell’Elba, il Nobile di Montepulciano e il Brunello di Montalcino vanno senz’altro ascritti tra i superiori d’arrosto.

In comune hanno una certa resistenza a maturare, la stoffa signorile, il sapore asciutto, il “bouquet” in cui si avverte chiaro l’odore della mammola, il tenore alcoolico tra i dodici e i tredici gradi, la disposizione a migliorare con l’invecchiamento, le qualità gerontologiche e oniriche. Nel gruppo gode maggior fama il Nobile di Montepulciano, vino che fu addirittura definito dal Redi « di ogni vino re».

Ed eccoci alle bevande da seconde mense: i moscatelli di Montalcino, Subbiano e Capolona, il delicato Aleatico di Portoferraio, l’aromatica Malvasia di Cortona, la dolce Verdea di Certaldo, la pregevole Vernaccia liquorosa di San Gimignano, l’alcoolico Moscato e gli spumanti secchi dell’isola d’Elba, l’eccellente Vinsanto.

vin santo e biscotti della toscana come tradizioneIn ogni fattoria toscana si conosce l’arte antica di preparare il Vinsanto dalle uve appassite di malvasia, trebbiano e canaiolo bianca, attraverso una catena di lavorazione che dura tre anni; chi può lo lascia invecchiare un lustro e piti. Se fatto con sole uve bianche acquista il colore dell’oro; quando alle bianche si unisce della sangioveto o della canaiolo nera il colore tende al classico occhio di gallo.

Il sapore varia dal dolce al semisecco, nei vecchi arriva all’asciutto; allora la tinta si scurisce. Il “bouquet” compone in singolare armonia i profumi dei fiori di zafferano e di sambuco legati al caldo odore dell’alcool.

Non si sa bene se questo vino si chiami vin santo in quanto giovevole alle persone di salute malferma, o perché lo si adopera da tempo immemorabile nella celebrazione della messa.

Tra le due ipotesi viene ad inserirsi la leggenda del dottissimo monaco Bessarione che, assaggiandolo a Firenze, pare abbia esclamato: « Ma questo è di Xanto! ». Egli alludeva, scrive Piero Bargellini, al celebre vino greco di tal nome, ma i vicini credettero che il grande padre della Chiesa Orientale gli avesse trovato tali virtù da proclamarlo santo.

  • Vernaccia di San Gimignano
  • Brunello di Montalcino
  • Bianco di Pitigliano
  • Vin Nobile di Montepulciano
  • Elba rosso
  • Elba bianco
  • Chianti
  • Rosso delle Colline Lucchesi
  • Montecarlo bianco
  • Parrina (rosso, bianco)
  • Bianco vergine Val di Chiana
  • Carmignano

guarda anche i vini Italiani nel 1800

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